Fondo Renzetti

Amilcare Cipriani

Si compone di due cartoni contenenti la documentazione di e su Amilcare Cipriani, i verbali della Società Operaia Riminese, le lettere e le carte personali dei fratelli Emilio e Caio Renzetti: poeta e tipografo oltre che presidente della Società operaia il primo, esponente di rilievo della corrente repubblicano-socialista il secondo. Ai loro eredi si deve la donazione, avvenuta nel 1932.

Insieme al Fondo Lettimi Francolini, quello Renzetti costituisce un rilevante nucleo documentario per lo studio delle vicende, delle idee, e dei personaggi del movimento operaio nelle sue componenti repubblicane, anarchiche e socialiste.

Dal Fondo Francolini provengono alcune lettere che integrano i carteggi relativi all’arresto del socialista anarchico Amilcare Cipriani per i fatti di sangue accaduti in Egitto nel 1876, e la documentazione sulla successiva mobilitazione politica dei correligionari riminesi e romagnoli.

Amilcare Cipriani (1844-1918)

Nacque ad Anzio nel 1844; la sua famiglia si trasferì a Rimini quando aveva appena quindici giorni. Studiò in una scuola gestita da religiosi, dove il suo spirito ribelle fu scarsamente apprezzato. Nel 1859, non ancora quindicenne, fuggì di casa per arruolarsi nell'esercito piemontese e combattè nella battaglia di San Martino. Nel 1860 fu con Garibaldi nell'impresa dei Mille; fu di nuovo con Garibaldi nel '62, nella sfortunata spedizione conclusasi ad Aspromonte. Ricercato come disertore, raggiunse la Grecia e poi l'Egitto, da cuì tornò nel 1866 per combattere nelle file di Garibaldi.

Ritornato ad Alessandria d'Egitto, nel 1867, durante una rissa fra emigrati, uccise un compatriota e accoltellò due guardie egiziane. A Londra, dov'era riparato, conobbe Mazzini; si trasferì poi in Francia e combattè contro i Prussiani. Nel 1871 prese parte alla difesa della Comune di Parigi; scampato fortunosamente alla pena di morte, fu deportato in Nuova Caledonia, condannato a vita. Fu graziato dopo otto anni, nel 1880. Espulso dalla Francia, riparò in Svizzera, dove conobbe Cafiero.

Rientrato in Italia, fu subito arrestato; nel 1882, ad Ancona, fu processato per il vecchio affaire egiziano e condannato a vent'anni di lavori forzati, da scontare a Portolongone. La sentenza suscitò generali e accese proteste; tutta la Sinistra si mobilitò per strapparlo al carcere. Nel 1886, alle elezioni politiche, fu perciò presentata la sua "candidatura di protesta" nei collegi di Ravenna e Forlì, dove risultò eletto con consensi plebiscitari. L'elezione fu però annullata. Nel 1888, a Milano, si celebrò nuovamente il processo, che si concluse con l'assoluzione. Rimesso in libertà, Cipriani fu salutato da accoglienze entusiastiche. Tornò nuovamente a Parigi, dove fondò l'"Unione dei popoli latini": iniziativa che non piacque agli anarchici. In Francia si avvicinò alle posizioni socialiste e collaborò attivamente a quotidiani e periodici. Nel 1897 partì per la Grecia, per combattere contro i Turchi, e fu ferito nella battaglia di Domokos. Alle elezioni dello stesso anno fu nuovamente candidato, e di nuovo l'elezione fu annullata. Sarà ancora candidato ed eletto nel 1914, ma non potrà sedere in Parlamento per essersi rifiutato di prestare il rituale giuramento. Morì a Parigi nel 1918.